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Prepara l'Arte

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“Prepara l'arte e mettila da parte” è il titolo di un progetto  artistico da me intrapreso all'inizio dell'estate, riguardante la ricerca di tutte quelle connessioni e  similitudini fra il fare arte ed il “fare da mangiare”, due azioni umane fra le più diffuse. In una sorta di grande e strutturata metafora, e facendo riferimento alle categorie del linguaggio poetico che spesso utilizzo nei miei lavori, diverse tele bianche – simboliche unità di misura dell'arte - si trasformano continuamente ed imprevedibilmente in oggetti per la preparazione del pranzo, facendo così coincidere idealmente la pratica artistica – un bisogno forse secondario - con la necessità di nutrirsi. Sono molteplici le possibilità formali per risolvere e rispondere a queste suggestioni, e la creazione di nuovi lavori assume l'aspetto di un grande gioco.

Corrispondenze

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Cosa può succedere se cambiamo senso ai nostri simboli? Cosa può succedere se improvvisamente la nostra comunicazione cambia colori e forme, ma lascia integro il suo mess aggio? Siamo abituati alle forme o ai concetti? Siamo preparati a pensarla allo stesso modo anche se le cose cambiano espressione? E' più forte il significato, od il significante?

Metonimia

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Tutte le cose hanno una funzione, uno scopo: il vaso contiene la terra, la lampada illumina, il frigorifero conserva. Ognuna ha un’identità, un modo di essere, un modo di fare, ma soprattutto si auto sostiene, non ha bisogno degli altri, vive in un mondo suo, in piena autonomia. Ad una cosa però questa volta gli suggerisco un’altra maniera di vivere: le tolgo personalità, la faccio diventare importante per il gruppo, restituendole un valore ancora più grande. Se perderà in individualismo, guadagnerà moltissimo diventando parte di un gruppo.

Assassinio in Galleria

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In uno spazio chiuso come una galleria d’arte contemporanea tutto il mondo esterno è respinto dal piccolo e potente mondo interno che la popola: quadri, installazioni, persone, curatori, artisti, mercanti, tutti concorrono nel creare il felice ed autoregolamentato sistema dell’arte. Ma fuori? Fuori cosa succede? E se un giorno le cose lasciate fuori fossero talmente forti da non bussare nemmeno alla porta ed entrassero senza permesso? Se il mondo che lì dentro non c’è perché non lo si vuole decidesse di esserci lo stesso? Ci sarebbe sempre qualcuno che guarderebbe ad una spiaggia con gli occhi nostalgici di una vacanza al mare e forse pure qualcuno che in quel momento capirebbe.                                                                                     Rendering 

La stanza obliqua

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Vorrei entrare un giorno in una casa normale, arredata come tutte le altre case, con la stessa luce, ma che fosse differente in una cosa sola, il pavimento, che qui sarebbe obliquo, in salita, storto. Mi piacerebbe perdermi passeggiando fra le linee parallele delle pareti cercando un equilibrio con la terra. Adoro il senso di s paesamento che ti danno le situazioni paradossali.

Il sogno del cassetto

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Apro la mia cassettiera e ci trovo poco o nulla di me dentro: qualche matita, dei fogli, un paio di forbici, un caricabatterie, degli scontrini. Che destino assurdo questo piccolo mobile!!! Contiene le mie cose, tutte quelle che ci metto, anche quelle senza importanza. L’hanno fatto per questo, ma mi sa che lui c’ha un altro pensiero: chissà quel legno tagliato, levigato, incollato, avvitato, smaltato quante cose avrà visto, annusato, capito prima di finire chiuso, qui, nella mia stanza. Un giorno prenderò una sedia e mi metterò lì accanto, ascoltando il suo racconto fatto di nostalgie e di sogni.

Di notte

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Una volta, rientrando tardi a casa, ho aperto la porta della cucina e sono rimasto meravigliato da una luce incredibile, insospettabile, mai vista prima: la lavapiatti, posta sulla parete in fondo, era rimasta aperta ed ora, nel buio della stanza, la sua lucina interna ne incorniciava con dolcezza il profilo, facendola sembrare quasi un’apparizione. Rapito da quella visione, mi venne in mente che forse anche gli elettrodomestici hanno un vita propria, indipendente dalla loro funzione quotidiana: da soli, senza le persone vicine, ridono, fanno cose, parlano tra loro. Ecco, la prossima volta vorrei sorprendere, che ne so, un frigorifero, mentre riposa, pensa, o s’addormenta. Se s’accorgerà di me, magari s’illuminerà.