Un secolo fa Eugenio Montale trovò i segni del male di vivere - che tanto insidiava l’uomo occidentale - nel “rivo strozzato che gorgoglia” o “nell’incartocciarsi della foglia”. In questo lavoro cerco di tradurre per immagini quella visione così attuale, rintracciando nelle imperfezioni del mondo naturale, colto nel suo tramontare, la perfezione di un cerchio che si chiude e riparte, e per sempre, contrapposto alle linee artificialmente perfette di tutto ciò che producono quelli che sanno, al contrario, di non essere affatto infiniti.
Di notte
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Una volta, rientrando tardi a casa, ho aperto la porta della cucina e sono rimasto meravigliato da una luce incredibile, insospettabile, mai vista prima: la lavapiatti, posta sulla parete in fondo, era rimasta aperta ed ora, nel buio della stanza, la sua lucina interna ne incorniciava con dolcezza il profilo, facendola sembrare quasi un’apparizione. Rapito da quella visione, mi venne in mente che forse anche gli elettrodomestici hanno un vita propria, indipendente dalla loro funzione quotidiana: da soli, senza le persone vicine, ridono, fanno cose, parlano tra loro. Ecco, la prossima volta vorrei sorprendere, che ne so, un frigorifero, mentre riposa, pensa, o s’addormenta. Se s’accorgerà di me, magari s’illuminerà.
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Imperfezioni
Un secolo fa Eugenio Montale trovò i segni del male di vivere - che tanto insidiava l’uomo occidentale - nel “rivo strozzato che gorgoglia” o “nell’incartocciarsi della foglia”. In questo lavoro cerco di tradurre per immagini quella visione così attuale, rintracciando nelle imperfezioni del mondo naturale, colto nel suo tramontare, la perfezione di un cerchio che si chiude e riparte, e per sempre, contrapposto alle linee artificialmente perfette di tutto ciò che producono quelli che sanno, al contrario, di non essere affatto infiniti.
La stanza obliqua
Vorrei entrare un giorno in una casa normale, arredata come tutte le altre case, con la stessa luce, ma che fosse differente in una cosa sola, il pavimento, che qui sarebbe obliquo, in salita, storto. Mi piacerebbe perdermi passeggiando fra le linee parallele delle pareti cercando un equilibrio con la terra. Adoro il senso di s paesamento che ti danno le situazioni paradossali.
La via della croce
Dodici, tredici o forse quattordici sono le "stazioni", ovvero le tappe del cammino di Cristo verso il Golgota, con appresso la folla, chi lo ama ed il peso della croce. L'Arte ne ha tratto sequenze e storie e tavole per le Chiese, ma poi alla fine nessuno ha pensato al percorso che ha fatto quell'incrocio di legni, futuro simbolo di sofferenza e redenzione universale. Ma tutto questo lei, la croce, non l'hai mai saputo e mai lo saprà
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